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PANGEA Numero 5 Anno 2021

         cucinare veniva attinta da una vicina sorgente. Lo svago serale dei minatori era la partita a carte in un’o-
         steria del passo di Lavazé che raggiungevano dopo un’ora di cammino lungo un sentiero forestale in quo-
         ta.
             Uno degli ultimi interventi in Val Gambìs fu lo scavo nel porfido di un traverso banco lungo più di 500
         m per intercettare il filone a quota 1787 m s.l.m.


         2.3.2 L’attività mineraria in Val di Stava

             Attorno al 1960 Montecatini decise di aumentare la produzione fino a 200 t al giorno e di produrre
         fluorite pura al 97-98% utile per l’industria chimica. La lavorazione fu trasferita in Val di Stava e si passò
         all’arricchimento mediante flottazione.


         2.3.2.1 Il terreno degli impianti e degli alloggi per i dipendenti specializzati

             Per costruire i nuovi impianti di lavorazione Montecatini chiese al Comune di Tesero di poter acqui-
         stare poco più di 3,5 ha di terreno sulle pendici del Monte Prestavèl a quota 1420 m s.l.m., in una zona
         ritenuta “di perfetta funzionalità” (Morra e Vighi 1964) giacché, essendo il più vicino possibile alla minie-
         ra, permetteva di separare in loco il commerciale dallo sterile e di contenere così i costi di trasporto del
         “tout-venant” di miniera.

             Il Comune accettò l’offerta di Montecatini. Il corrispettivo fu stabilito in base a perizia estimativa di
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         lucro cessante e fu fissato in 35 lire a metro quadro . Giova notare al riguardo che già nel 1958 il prezzo
         per la cessione di terreno da fabbrica di proprietà comunale per scopo produttivo era stato fissato dal Co-
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         mune di Tesero in 1000 lire al metro quadro .
             Nel contratto di vendita il Comune avrebbe voluto inserire una clausola secondo la quale, una volta
         cessata l’attività mineraria, il terreno sarebbe dovuto essere restituito gratuitamente per essere nuova-
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         mente destinato ad uso civico . Montecatini non accettò questa condizione  e formulò la proposta, che fu
         accolta, di pagare il doppio del corrispettivo pattuito con l’impegno da parte del Comune di spendere me-
         tà dell’importo per realizzare i servizi necessari per gli alloggi che Montecatini voleva costruire a Tesero

         per i propri dipendenti specializzati.
             L’acquisto di questi terreni presentava tuttavia delle difficoltà, perché alcuni fra i proprietari dei terre-
         ni che Montecatini intendeva acquistare non volevano vendere o non giudicavano congrua l’offerta loro
         formulata. Informato del problema, il Comune ritenne di dover intervenire per facilitarne la vendita e per
         questo “di fronte a eventuali e ingiustificabili atteggiamenti dei venditori, contrastanti anche con l’interes-
         se pubblico, il sindaco è autorizzato e formalmente invitato a usare tutti i mezzi previsti dalla legge, com-
         preso  quello  dell’occupazione  immediata  e  del  sequestro  della  proprietà  privata,  onde  annullare  ogni
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         ostacolo artificialmente opposto alla pubblica necessità” .
             Per gli amministratori comunali dell’epoca, infatti, l’industrializzazione della zona di Stava da parte di
         Montecatini poneva in essere “un particolare e importante interesse per tutto il paese” e pertanto l’inizia-
                                                                                            11
         tiva andava appoggiata “perché destinata a recare progresso sociale ed economico” . E infatti, a sottoli-
         neare l’ottimo rapporto con le autorità locali, il direttore tecnico della Divisione Miniere e il capo dell’Uffi-
         cio geologico di Montecatini (Morra e Vighi 1964) sottolinearono come “per il reperimento dei terreni de-
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         gli impianti e dei servizi la Comunità Val di Fiemme  si è dimostrata sensibile alle esigenze industriali, per-
         mettendo di impostare l’attività in una zona di incantevole posizione e di perfetta funzionalità”.
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         Deliberazione del Consiglio Comunale di Tesero dell’8 marzo 1961.
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         Deliberazione del Consiglio Comunale di Tesero del 15 marzo 1958.
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         Deliberazione del Consiglio Comunale di Tesero del 21 gennaio 1961.
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         Nella deliberazione del Consiglio Comunale dell’8 marzo 1961 si legge testualmente: “la condizione prospettata dal Comune pare non possa
         o  non  voglia  essere  accettata  dalla  Soc.  Montecatini  presso  la  cui  Direzione,  per  risolvere  la  questione,  è  stato  incaricato  di  recarsi  il
         Segretario comunale”.
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          Deliberazione del Consiglio Comunale di Tesero del 21 gennaio 1961.
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          Vedi nota 10.
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          Gli estensori si riferiscono in modo generico alla comunità e alle autorità locali. L’accenno al “reperimento dei terreni degli impianti e dei
         servizi” va letto come riferito al Comune di Tesero.

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