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L’acqua che beviamo: acqua in bottiglia  e acqua di rete

             L’acqua minerale in bottiglia non è esente dal rischio di eventuali contaminazioni o decadimenti di qualità che
         possono avvenire a valle del processo produttivo e di imbottigliamento, in quanto potenzialmente soggetta ad alte-
         razioni rilevanti sotto il profilo del contenuto e della salubrità prima che giunga al consumatore. La possibilità che
         durante gli spostamenti e gli stoccaggi le confezioni di acqua siano soggette a periodi (più o meno lunghi) di es-
         posizione a fonti di luce e/o di calore costituiscono il principale rischio. L’esposizione al calore delle bottiglie in po-
         lietilene tereftalato (PET) infatti può provocare il rilascio di sostanze come l’antimonio o del bisfenolo A (Fan et al.,
         2014).
             Il consumatore stesso, con le sue abitudini di stoccaggio a casa, può apportare delle modifiche alla qualità del
         prodotto in quanto gran parte dei consumatori non designa spazi dedicati per la conservazione dell’acqua a casa e
         difficilmente istituisce delle accortezze affinché le bottiglie non subiscano esposizione al sole (Rif. Web 5).
             La Fredonia State University of New York ha pubblicato un report sviluppato su un campione di 259 bottiglie
         d’acqua provenienti da 9 paesi di 11 diverse marche (Rif. Web 6). Dall’analisi è emersa una media per litro di 10
         particelle di micro-plastica del diametro paragonabile ad un capello umano ed una media di 300 microparticelle più
         piccole (dai 6,5 ai 100 micron) di composizione non definita, con solo 17 bottiglie su 259 risultate prive di contami-
         nazione. Nel campione di bottiglie analizzato era presente circa il doppio delle particelle di micro-plastica rispetto
         ad a campioni provenienti dalla rete pubblica svolti nella città di New York. Il tipo più comune di materiale ritrovato
         è risultato essere il polipropilene, utilizzato per realizzare i tappi delle bottiglie.
             Le tipiche “casse d’acqua” da 6 bottiglie comprate al supermercato occupano una quota significativa dei carrel-
         li e continuano il loro viaggio fino ad arrivare alla tavola domestica. Per il consumatore di acqua in bottiglia tutte
         queste  attività  sono  più  onerose  rispetto  a  chi  consuma  acqua  da  rubinetto  (The  European  House  Ambrosetti,
         2018).



         2.3 Motivi dell’eccessivo consumo di acqua in bottiglia
             I dati sopra indicati configurano un’anomalia totalmente italiana causata da un insieme di fattori variegati.
             Da  inizio  ‘900  a  fino  agli  anni  ’60  il  posizionamento  delle  acque  minerali  si  orientava  ad  accentuarne  le
         caratteristiche terapeutiche ed il mercato si sviluppava intorno ad un target di consumatori di elevata classe socio-
         economica. Dagli anni ’70 la strategia delle aziende imbottigliatrici si è basata su “democratizzare” il prodotto e cor-
         roborare nel consumatore la connessione tra il bere acqua minerale ed uno stile di vita sano. L’introduzione delle
         confezioni in plastica permise di estendere il consumo fuori casa grazie ad una bottiglia “leggera” e comoda da tra-
         sportare.
             Le strategie di marketing perseguite hanno associato in modo sempre più netto all’acqua minerale in bottiglia
         caratteristiche di purezza, salubrità e sicurezza. Soprattutto negli anni ‘2000, in vari casi è stata decretata la sussi-
         stenza di casi di pubblicità ingannevole, giudicata tale per il richiamo a precisi benefici salutistici privi di adeguate
         argomentazioni scientifiche (Rif. Web 7). Studi recenti hanno dimostrato che la disponibilità a pagare il prezzo per
         una bottiglia di acqua minerale è determinata più dalle sue caratteristiche immateriali (brand, packaging o informa-
         zione sull’origine), che da quelle intrinseche (composizione minerale) (Veidung, 2011; Carlucci et al., 2016). Secon-
         do M.F. Doria (Doria, 2010) le informazioni provenienti dalle pubblicità alterano addirittura in modo significativo la
         percezione organolettica dell’acqua ingerita. Nonostante il sapore dell’acqua sia forse uno dei più difficili da descri-
         vere (e capire), tra le varie famiglie merceologiche alimentari, l’acqua è una di quelle in cui il consumatore è più
         fedele alla marca (The European House Ambrosetti, 2018).
             Uno studio in merito alle motivazioni di consumo delle acque in bottiglia ha identificato le due opinioni mag-
         giormente riscontrate nella popolazione: “la bevo perché è buona e mi piace” è la prima ragione indicata dagli ital-
         iani per spiegare la scelta di consumare acqua minerale in bottiglia. Seguono motivazioni riconducibili al salutismo e
         alla sicurezza, secondo cui bere acqua “fa bene alla salute”. Inoltre, a causa di alcune caratteristiche della dieta me-
         diterranea, l’Italia registra un consumo pro capite d’acqua più alto di circa il 20% rispetto ad altri paesi europei (The
         European House Ambrosetti, 2018).




         3. Consumo Acqua di Rete


         3.1 Origine e Gestione
             Il  consumo  di  acqua  di  rete  in  Italia  è  elevato  se  confrontato  con  altri  paesi  europei  infatti,  considerando
         l’effettiva qualità dell’acqua di rete in Italia, l’84,3% della risorsa idrica prelevata in Italia proviene da falde sotterra-


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