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L’acqua che beviamo: acqua in bottiglia e acqua di rete
Fig. 8 Perdite idriche totali nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile per provincia nel 2015 (Fonte: ISTAT,
2019)
Il 74% degli Italiani dichiara di aver bevuto acqua da rete pubblica e di questi circa 1 su 5 lo ha fatto utilizzando
un filtro o un sistema di affinamento applicato al rubinetto. Il sistema di filtraggio a carboni attivi e quelli ad osmosi
inversa sono i sistemi di filtraggio dell’acqua più diffusi nei contesti domestici e di piccola ristorazione.
I filtri a carbone attivo riescono ad assorbire e trattenere alcune sostanze, soprattutto inquinanti organici come
pesticidi, solventi e sottoprodotti della disinfezione con cloro e vengono quindi suggeriti per eliminare gli inquinanti
dall’acqua da rubinetto, anche se non hanno effetto per ridurre batteri, nitrati o ad agire sulla durezza dell’acqua
(The European House Ambrosetti, 2018). I sistemi di affinaggio dell’acqua dei rubinetti domestici richiedono una
sostituzione regolare dei filtri ogni 500-1000 litri purificati, corrispondenti a 3 mesi di utilizzo medio per una fami-
glia di 4 persone. Il carbone attivo esausto è un materiale al 100% riutilizzabile, ma la composizione dei filtri che lo
vede accompagnato da plastica e metalli ne rende difficile l’estrazione e la cartuccia viene attualmente smaltita nel-
la sezione indifferenziata (ISPRA, 2019).
3.3 Motivi della bassa fiducia nei confronti dell’acqua di rete
Anche se storicamente scettico, il consumatore italiano sta progressivamente prendendo coscienza che l’acqua
che sgorga dai rubinetti è di buona qualità e molto controllata. La normativa in Italia è precisa e applicata regolar-
mente, ma ciclicamente casi di contaminazione arrivano all’opinione pubblica. In diversi casi i contaminanti inter-
cettati non fanno parte della lista dei controlli obbligatori per legge e quindi sfuggono ai controlli ordinari e
vengono individuati solo a seguito di sospetti o segnalazioni. In caso di dubbi, il consumatore non ha accesso imme-
diato all’informazione e non ci sono incentivi per svolgere test direttamente sull’acqua che sgorga in casa per
fugare o confermare i timori.
L’acqua di rete è da sempre penalizzata dal consumatore per via del cloro, aggiunto per contenere la carica
batterica anche se dopo alcuni minuti si disperde a contatto con l’aria.
Al recupero della fiducia delle famiglie italiane nei confronti dell’acqua del rubinetto hanno probabilmente
contribuito i chioschi comunali dell’acqua, che erogano acqua microfiltrata a costi contenuti o gratuitamente (The
European House Ambrosetti, 2021).
Secondo Utilitalia (2017), i chioschi dell’acqua sono passati dalle 200 installazioni del 2010 a oltre 2.000 unità
rilevate nel 2016-2017, distribuite in tutte le Regioni anche se concentrati nel Nord Italia (60% del totale). I chioschi
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