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PANGEA Numero 6 Anno 2021

         la formazione. A seconda dei livelli, il gesso può presentarsi con caratteristiche diverse. In particolare, si distinguono
         livelli costituiti da gesso selenitico a grana grossa, con cristalli che possono raggiungere decine di centimetri, e livelli
         in cui il gesso si presenta a grana fine (da pochi millimetri a qualche centimetro) e la roccia presenta una matrice
         marnosa che può avere concentrazioni variabili tra il 5% e il 20% (Dela Pierre et al., 2016).





























         Fig. 1. Schema geologico del Bacino Terziario Piemontese: 1. Unità Liguri esterne del Monferrato; 2. Unità subliguri del Mon-
         ferrato; 3. Oligocene; 4. Miocene medio-inferiore; 5. Miocene medio-superiore; 6. Messiniano; 7. Pliocene; 8. Depositi quater-
         nari


             In alcune aree del Monferrato (ad esempio, nelle aree di Montiglio e di Moncucco), tuttavia, gli affioramenti di
         gesso si presentano con caratteristiche piuttosto diverse. In queste aree, infatti, i corpi di gesso fanno parte di un
         deposito caotico, che contiene blocchi di diversa natura e dimensione inglobati in una matrice marnoso-argillosa.

         Secondo i modelli recenti, questo deposito è legato a processi gravitativi e a fenomeni di risalita di fluidi che avreb-
         bero portato allo smantellamento di sedimenti precedentemente deposti, tra cui la successione evaporitica, e alla
         loro rideposizione in ambiente più profondo (“Complesso Caotico della Valle Versa” nella cartografia geologica più
         recente – Dela Pierre et al. 2003).
             In questi contesti il gesso si presenta in blocchi irregolari di varia dimensione, da alcuni metri a parecchie centi-
         naia di metri. Di conseguenza, la geometria e l’estensione del giacimento non si può stabilire a priori, ma varia di
         caso in caso, e la continuità laterale del giacimento non può essere assicurata. È quindi utile dedicare particolare
         attenzione alla prospezione geologica attraverso sondaggi e con tecniche di indagine indiretta. In particolare, tecni-
         che geofisiche quali sismica a rifrazione e elettrica hanno dato buoni risultati nel distinguere il gesso dai depositi
         marnoso-argillosi che generalmente confinano con i giacimenti (Caselle et al., 2019a).
             La coltivazione dei giacimenti di gesso può avvenire a cielo aperto o in sotterraneo. In caso di cave a cielo aper-
         to (Figura 2a), dopo la l’iniziale rimozione dello strato di suolo, si procede generalmente dall’esterno verso l’inter-
         no, con coltivazione a gradoni. Le attrezzature e i metodi estrattivi utilizzati dipendono dalle caratteristiche del gia-
         cimento e della risorsa mineraria e consistono generalmente in martelli pneumatici, pale meccaniche accoppiate ad
         un frantumatore idraulico o all’esplosivo e, in alcuni casi particolari, nella semplice scalfitura delle pareti di scavo
         tramite una punta metallica. Le cave in sotterraneo, invece, sono generalmente organizzate con schemi di coltiva-
         zione per camere e pilastri o per camere e diaframmi e lo scavo viene effettuato tramite esplosivo o tramite l’utiliz-
         zo di una fresa meccanica ad attacco puntuale (Figura 2b).















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