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PANGEA Numero 5 Anno 2021




























                                        Fig. 6. Nel 1969 il primo bacino era alto oltre 25 m.


         2.4.1.2. Il secondo bacino

             Nel 1969 si pose il problema di un secondo bacino. La miniera appariva prossima al suo esaurimento
         e, per non cessare la produzione, si pensò di procedere a nuova flottazione dei limi depositati nel bacino
         inferiore e di scaricare la torbida prodotta da questa seconda lavorazione in un bacino diverso da quello
         del prelievo. Le ragioni per cui si impostò il secondo bacino non vennero tuttavia mai realizzate, perché in
         miniera venne trovato nuovo minerale e il secondo bacino fu quindi utilizzato per la discarica di torbida
         prodotta dalla lavorazione di minerale di nuovo rinvenimento.
             L’argine fu impostato su terreno di proprietà di Montedison, che era subentrata a Montecatini nella
         concessione mineraria e nella proprietà dei terreni, a monte del primo bacino, senza ancoraggio e senza

         alcun elemento drenante. L’argine fu innalzato inizialmente con il sistema centrale: man mano che il rile-
         vato cresceva l’argine si allargava anche verso valle e venne a poggiare sui limi non ancora consolidati del
         bacino inferiore. Successivamente l’argine fu edificato con il sistema a monte.

             I successivi ampliamenti furono realizzati verso monte con l’esbosco del terreno e con l’occupazione
         di suolo pubblico di proprietà del Comune di Tesero al quale, man mano che il bacino cresceva in volume
         e superficie, fu più volte richiesta dalle società minerarie l’autorizzazione all’occupazione di terreno pub-
         blico, autorizzazione che fu sempre accordata.
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             La prima richiesta per l’occupazione di 5100 m  è del 20 marzo 1969. Una seconda richiesta fu inoltra-
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         ta nel 1971. Il 12 giugno 1974 Montedison chiedeva di poter occupare ulteriori 8500 m  circa. Questa ri-
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         chiesta veniva accolta limitatamente a 4000 m circa. Il 23 novembre 1984 infine il Comune di Tesero rin-
         novava con la nuova società concessionaria, la Prealpi Mineraria, la convenzione per l’occupazione degli
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         ulteriori 4118 m ricompresi negli 8500 m richiesti da Montedison nel 1974. Il corrispettivo era calcolato
         in base a stima del valore del suolo e del soprassuolo. Solo nel 1974, prima di concedere l’autorizzazione,
         il Comune di Tesero inoltrò richiesta di parere all’Assessorato all’Industria della Provincia Autonoma di
         Trento, competente in materia di miniere, che la girò al Distretto Minerario.
             Nella lettera del 1° agosto 1974 indirizzata all’Assessorato all’Industria della Provincia di Trento il Sin-
         daco di Tesero parla di un impianto che “sembra costituire un serio pericolo sia per l’abitato circostante
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         sotto il profilo ecologico e paesaggistico, sia ancora dal punto di vista della staticità” . Ricevuta la lettera
         che gli era stata girata dall’Assessorato all’Industria, il Distretto Minerario chiese alla stessa società con-
         cessionaria, la Montedison, di eseguire una verifica di stabilità.

             La verifica fu eseguita nel 1975 da Fluormine, appartenente all’epoca al gruppo Montedison/Egam
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          Sentenza della Corte di Cassazione dell’11 dicembre 1990.

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